Aiutiamo chi vive in strada
Puoi fare la differenza con il tuo tempo e il tuo aiuto
Le persone che vivono in strada sono lasciate sole. Spesso muoiono per il freddo e per la solitudine. Incontrare chi vive in strada, portare una coperta, un pasto, una bevanda calda, è la risposta concreta per contrastare l’indifferenza che troppo spesso uccide i più poveri.
La stazione della tua città o gli altri posti in cui passi di fretta possono brillare di umanità.
Puoi fare la differenza con il tuo tempo e il tuo aiuto: spesso da soli non troviamo il coraggio di fermarci e pensiamo di non saper trovare le parole per avvicinarci. Insieme possiamo incontrare di persona chi è in difficoltà. Con i Giovani per la pace puoi diventare un vero amico ed un conforto per chi vive questa situazione.
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L’amicizia che si rivela benedizione: dalla strada al Buon Pastore
È un’amicizia che si rivela “benedizione”. Essere amici dei poveri vuol dire “benedire” la vita di tante persone che vivono per strada, all’angolo di qualche viuzza dispersa, appartati lungo i viali delle nostre città o davanti a dei negozi luminosi, di giorno e di notte. Amici che sono per noi fratelli e sorelle da conoscere, ascoltare e aiutare. È grande la compagnia dei giovani che fa servizio con la Comunità di Sant’Egidio: in fondo, un passaparola e un invito per “aiutare ad aiutare” portano molti ad aggiungersi a quel gruppo che, con sacche pesanti e thermos, si avvia al “giro”, ogni settimana, nel cuore della città e nelle periferie. Dagli amici poveri impariamo che la vita di strada è una vita difficile, una vita che ti mette alla prova, ti addolora e ti ammala. Impariamo a vedere con i nostri occhi che le necessità di chi vive per strada sono tante, prima fra tutte quella di proteggersi dal freddo e dalla fame, lo sappiamo ancor meglio in questo periodo, quando, uscendo di casa ed esclamando “che freddo!”, ci avvolgiamo la sciarpa attorno al collo. Nelle sere fredde di questo inverno ci rechiamo nelle stazioni ferroviarie o nei luoghi dove “abbiamo visto qualcuno”, portando cibi e bevande calde, coperte e altri generi di conforto utili a proteggerli (e salvarli). Ogni nuovo incontro è per noi l’inizio di una nuova storia e di una memoria. Ci ricordiamo di ognuno di loro perché non incontriamo “solo” dieci o venti persone, ma incontriamo dieci e venti storie diverse e per ogni storia ci troviamo di fronte ad una vita che ha bisogno di aiuto. Il cibo che portiamo loro è, quindi, per noi solo l’inizio, per loro una salvezza. Impariamo tanto dai loro racconti o dai loro silenzi inscalfibili, che piano piano si trasformano in gesti di affetto e di fiducia. Apprendiamo dagli ultimissimi dati che “nelle strade delle città europee ci sono 700 mila persone che dormono su marciapiedi e panchine, negli androni dei portoni, nelle stazioni, un numero che negli ultimi 10 anni è cresciuto del 70%”. Sono dati che spaventano, vista la crescita così importante della forma “più estrema di esclusione sociale”. Proprio per questo, vorremmo impegnarci sempre di più e la solidarietà è la prima risposta. Impariamo che la povertà non è mai una scelta: a volte ha la sfumatura del disagio fisico, talvolta mentale, spesso economica, a volte frutto della “sfortuna”, ancora troppo spesso colpevolizzata da una società che sempre di più si basa sulla logica della competizione e vede nel povero “un perdente”. La povertà è una storia drammatica perché è, in fondo, una estrema solitudine. C’è una rete di aiuto che si è costruita intorno all’amicizia con i poveri: non solo accoglienza notturna, non solo un pasto caldo, ma anche l’aiuto per “svoltare”. Spesso quando incontriamo i senza fissa dimora, incontriamo anche tanta rassegnazione e vergogna. Proprio in quel momento capiamo che la situazione davanti ai nostri occhi non sarà e non potrà essere così per sempre, abbiamo imparato...
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Natale con Sant’Egidio, un Natale di tutti per tutti. Nessuno escluso e con l’Ucraina nel cuore
Il Natale è alle porte. E proprio alle porte delle chiese incontriamo spesso chi ci chiede una monetina per un caffè o un cornetto. È una visione comune, una foto che restituisce bene le dinamiche della nostra società, l’esperienza di tutte le mattine. C’è chi spera, vive e si affida alla grazia di qualche buon passante o turista, che con un sorriso o con insulto, con un viso freddo o con un po’ di compassione, lascia un euro o cinquanta centesimi. Questo è un pezzo di quella realtà che appare, quella che spesso scandisce le nostre passeggiate, entrando e uscendo dai negozi. Non vediamo, perché non appare, la realtà di tutte le persone sole che stanno in casa, malate, fragili, sole o negli istituti. Vediamo, invece, agli angoli, mentre si passeggia per gli acquisti, i cartoni di qualche senzatetto che vive al lato della strada. Emarginato, fisicamente e non solo. A Roma si respira l’aria del Natale, una gioia che evapora nell’aria al sentire le canzoni e il profumo dello zucchero filato e della cioccolata calda che nei mercatini si vende. Si accendono le luci, delle strade e degli alberi. Sopra di noi, attorno a noi. Ma nel 2022 non si accendono solo quelle natalizie. Oggi, in Ucraina si vedono i tuoni e i lampi, missili in un cielo di guerra. E non si sente per le strade una melodia piacevole, ma un triste sottofondo roboante. Tante sono le luci, quelle della solidarietà e dell’aiuto, da accendere in questo Natale negli angoli dimenticati e sperduti, proprio lì dove le ostilità e i conflitti incendiano causando la sofferenza di moltissime persone. Vorremmo avere un Natale diverso, un Natale di pace e di accoglienza, da offrire e non da negare. Vorremmo vivere un Natale con meno indifferenza e più partecipazione, insomma: un Natale di luce vera, di cambiamento nuovo. Così come lo voleva la Comunità di Sant’Egidio 40 anni fa. Sembrava impossibile fare un pranzo con i poveri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. E invece, proprio questo è successo il 25 dicembre del 1982 a Roma. Il primo pranzo organizzato da Sant’Egidio ha avuto inizio con 32 ospiti: soli, anziani, persone che vivevano per strada, amici in difficoltà. Fu una grande festa, quale è sempre quella del Natale. Ma non per tutti. Un gesto piccolo, ma già rivoluzionario: scegliere di passare il Natale con i poveri è una scelta cresciuta con il valore del servizio e della solidarietà, e primariamente di amicizia, che la Comunità negli anni ha costruito con le persone più deboli e fragili, emarginate da tutto. Tanto da essere quasi “invisibili”. Oggi il pranzo di Natale si fa nelle comunità di tutto il mondo, dai paesi dell’Africa alle metropoli d’America: non esiste confine per un gesto piccolo e grande, che chiama a riunirsi per questo giorno così importante, dai pranzi con i bambini delle scuole della pace, alle consegne del pasto caldo ai detenuti nelle carceri. Il pranzo di Natale ha molte declinazioni, molti luoghi ma ovunque arriva l’essenza di quello...
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Il sorprendente Pranzo solidale: universitari e persone senza dimora allo stesso tavolo
Universitari e persone senza dimora allo stesso tavolo
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Vivere per strada rende il cielo più grande
La storia di Mario che da un sottopassaggio guarda in alto
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Il grande gelo: la paura di chi vive per la strada
In questi giorni di grande gelo, molti di noi sono stati a casa sotto le coperte, ma molte sono le persone che invece, vivendo per strada, senza casa né coperte, stanno soffrendo il freddo e rischiando la vita
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Emergenza freddo: scrivici per aiutare
RACCOLTA STRAORDINARIA di coperte, guanti, cappelli, sciarpe per i senza dimora
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100 sacchi a pelo ai senzatetto. Dona online o di persona
Dona online o di persona. Condividi con i tuoi contatti! La mobilitazione quest'anno è su strada con il Capodanno solidale, ma anche online con donazioni su Facebook