Costruiamo un mondo di pace
Fai sentire la tua voce per chi voce non ha
Incontriamoci per aiutare e per capire le domande della città a partire dai poveri!
Esistono tanti modi concreti per dare un volto umano alle nostre città, a partire da:
- incontri per confrontarci,
- feste con i giovani, gli anziani, i rifugiati e i bambini
- conferenze per conoscere il mondo,
- social media per condividere,
- raccolte per preparare i pasti per i poveri e per donare giochi ai bambini
- l’amicizia con chi si pensa diverso, in un mondo che costruisce muri
- la buona musica, per trovare ciò che ci unisce
Anche la musica può cambiare il mondo! I Giovani per la pace promuovono il concorso “Play Music Stop Violence” per confrontarsi su temi importanti e attuali, con lo scopo di lanciare un messaggio rivolto a tutti per un mondo migliore.
I Giovani per la pace sono studenti delle medie, delle superiori, delle università e giovani lavoratori. Scopri dove ci incontriamo: clicca qui.
Per dare un volto umano a Internet, invece, pubblichiamo su questo blog immagini, video, racconti e riflessioni. Puoi inviare il tuo contributo a [email protected].
Facciamo sentire la nostra voce per chi voce non ha!
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I corridoi umanitari: un viaggio con una meta sicura per un’accoglienza umana e rispettosa
Il viaggio di tutti ha una meta e chi arriva merita rispetto, dignità e ascolto: è questa l’accoglienza che si fa “più umana”. Perché l’incontro ci rende capaci di una narrazione giusta, che non faccia sconti alla ricchezza di ogni storia di sofferenza che, nel bagaglio, chi arriva porta con sé. È la festa di un’accoglienza calorosa di molti bambini, donne e uomini che possono finalmente iniziare a vivere una nuova vita piena di felicità in Italia. Un augurio di benvenuto a tutti loro! Sono atterrati nella mattina di giovedì 30 marzo, all’Aeroporto di Fiumicino, 58 rifugiati siriani che hanno vissuto a lungo nei campi profughi del Libano o in alloggi precari nella periferia di Beirut e 15 richiedenti asilo dai campi della Grecia provenienti da Iraq, Somalia e Congo. Si chiamano corridoi umanitari e la via dell’accoglienza si fa realtà. Sì, perché lo sfondo di questa accoglienza ha molto a che fare con noi. Per questo, ci riguarda. È una via (più) umana, più rispettosa, più giusta. Per questo anche legale, per i tanti che abbandonano la vita lasciandosi alle spalle un “bagaglio” di sofferenze dovute ai traumi della guerra e delle violenze, alla disperazione di fronte alla povertà e alla rassegnazione nei campi profughi, dentro o ai margini dell’Europa, quasi si volesse distaccare il destino di migliaia di vite umane da quelle che sono le sorti del nostro intero continente. Dal 2016, quando si è trovato l’accordo con il ministero degli Esteri e degli Interni, grazie alla collaborazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e della Tavola Valdese, complessivamente in Europa con i corridoi umanitari sono giunti oltre 6 mila rifugiati. Il 18 marzo Papa Francesco ha incontrato le famiglie “ospiti”, nel vero senso doppio della parola: i tanti cittadini che hanno offerto la loro casa a coloro che sono giunti in Italia, in Francia, in Belgio e in Andorra, e anche “i nuovi Europei”, come sono stati definiti da Marco Impagliazzo, il Presidente della Comunità di Sant’Egidio, i migranti e i rifugiati che arrivano nel nostro continente. Tantissimi i bambini, i giovani, le donne e gli uomini ricevuti in udienza dal Papa, che si è detto colpito ed entusiasta per la “creatività generosa” degli amici di Sant’Egidio che, di fronte alle tragedie delle numerose, troppe, morti di speranza nel Mediterraneo, hanno trovato una via possibile di accoglienza. È un esempio reale che ha salvato le vite di molte persone, è un segno lungimirante di un’umanità che è ancora possibile e non è “naufragata” in quelle onde che ci incutono tanta paura. Spesso, di fronte alle tragedie in mare, ci chiediamo che cosa spinge i migranti ad abbandonare la loro terra. Le motivazioni ci aiutano a pensare un mondo complesso, per il quale troppo frequentemente si cercano soluzioni ad effetto immediato e rapido, ma così non è e proprio perché le questioni sono complicate, meritano di essere affrontate cercando soluzioni con un impegno comune e un
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Natale con Sant’Egidio, un Natale di tutti per tutti. Nessuno escluso e con l’Ucraina nel cuore
Il Natale è alle porte. E proprio alle porte delle chiese incontriamo spesso chi ci chiede una monetina per un caffè o un cornetto. È una visione comune, una foto che restituisce bene le dinamiche della nostra società, l’esperienza di tutte le mattine. C’è chi spera, vive e si affida alla grazia di qualche buon passante o turista, che con un sorriso o con insulto, con un viso freddo o con un po’ di compassione, lascia un euro o cinquanta centesimi. Questo è un pezzo di quella realtà che appare, quella che spesso scandisce le nostre passeggiate, entrando e uscendo dai negozi. Non vediamo, perché non appare, la realtà di tutte le persone sole che stanno in casa, malate, fragili, sole o negli istituti. Vediamo, invece, agli angoli, mentre si passeggia per gli acquisti, i cartoni di qualche senzatetto che vive al lato della strada. Emarginato, fisicamente e non solo. A Roma si respira l’aria del Natale, una gioia che evapora nell’aria al sentire le canzoni e il profumo dello zucchero filato e della cioccolata calda che nei mercatini si vende. Si accendono le luci, delle strade e degli alberi. Sopra di noi, attorno a noi. Ma nel 2022 non si accendono solo quelle natalizie. Oggi, in Ucraina si vedono i tuoni e i lampi, missili in un cielo di guerra. E non si sente per le strade una melodia piacevole, ma un triste sottofondo roboante. Tante sono le luci, quelle della solidarietà e dell’aiuto, da accendere in questo Natale negli angoli dimenticati e sperduti, proprio lì dove le ostilità e i conflitti incendiano causando la sofferenza di moltissime persone. Vorremmo avere un Natale diverso, un Natale di pace e di accoglienza, da offrire e non da negare. Vorremmo vivere un Natale con meno indifferenza e più partecipazione, insomma: un Natale di luce vera, di cambiamento nuovo. Così come lo voleva la Comunità di Sant’Egidio 40 anni fa. Sembrava impossibile fare un pranzo con i poveri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. E invece, proprio questo è successo il 25 dicembre del 1982 a Roma. Il primo pranzo organizzato da Sant’Egidio ha avuto inizio con 32 ospiti: soli, anziani, persone che vivevano per strada, amici in difficoltà. Fu una grande festa, quale è sempre quella del Natale. Ma non per tutti. Un gesto piccolo, ma già rivoluzionario: scegliere di passare il Natale con i poveri è una scelta cresciuta con il valore del servizio e della solidarietà, e primariamente di amicizia, che la Comunità negli anni ha costruito con le persone più deboli e fragili, emarginate da tutto. Tanto da essere quasi “invisibili”. Oggi il pranzo di Natale si fa nelle comunità di tutto il mondo, dai paesi dell’Africa alle metropoli d’America: non esiste confine per un gesto piccolo e grande, che chiama a riunirsi per questo giorno così importante, dai pranzi con i bambini delle scuole della pace, alle consegne del pasto caldo ai detenuti nelle carceri. Il pranzo di Natale ha molte declinazioni, molti luoghi ma ovunque arriva l’essenza di quello...
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Cities for Life: i Giovani per la Pace illuminano il Colosseo
Si accendono luci, al Colosseo. Sono le luci delle lanterne dei Giovani per la Pace; sono le luci del videomapping; sono le luci di chi ancora non si è arreso all’oscurità della pena di morte.
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Europeans for peace di nuovo in presenza: giovani europei per un movimento di pace che superi l’isolamento
Sabato 9 ottobre si è svolto a Roma l’incontro Europeans for Peace. 400 giovani da 15 paesi si sono ritrovati, finalmente in presenza, per confrontarsi e riflettere insieme su come costruire il mondo post-pandemia
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Mai più la Guerra! L’appello dei GxP per un mondo senza violenza
A vent’anni dagli attentati dell’11 settembre 2001, i Giovani per la pace si riuniscono a Roma e nel mondo per ricordare le tante vittime del terrorismo e della violenza.
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Poveri e ambiente. No alla cultura dell’usa e getta che scarta persone e cose
L’intervento dei Giovani per la Pace sull’ecologia integrale al Friday for Future
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Francesco, il papa venuto da lontano. Una lezione interattiva per conoscerlo meglio
La vita, la storia, le parole e i gesti più o meno noti del pontificato. I Giovani per la Pace incontrano lo storico Gianni La Bella, per una conferenza virtuale su papa Francesco
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Africa, il continente giovane. Una lettura oltre gli stereotipi, in videocollegamento con Mario Giro
L'Africa e i suoi giovani. Per il web, terreno di luoghi comuni. Mario Giro, esperto di Africa e relazioni internazionali, ha partecipato a #RestiamoUniti, il ciclo di incontri via web dei Giovani per la Pace
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Una finestra (del pc) aperta sul mondo: a #RestiamoUniti parliamo di Sud Sudan con Paolo Impagliazzo – VIDEO
Una finestra aperta sul mondo. Sul proprio smartphone o computer, giovani di tutta Italia hanno seguito il secondo incontro di #RestiamoUniti, l'iniziativa dei Giovani per la Pace che, in tempo di coronavirus e di lunghe giornate a casa, parlano di Sud Sudan con Paolo Impagliazzo.
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Chiuso in casa? Apri gli occhi sul mondo. I Giovani per la Pace si collegano da tutta Italia per parlare dei migranti di Tapachula
L'epidemia di coronavirus non ferma i Giovani per la Pace, movimento globale di solidarietà e cultura